PROGETTO ACCOGLIENZA: cos’è e com’è articolato?

Lunedì 30 settembre a Cittadella si è svolta la serata di presentazione  del progetto di accoglienza della famiglia siriana, arrivata in Italia nel mese di giugno di quest’anno attraverso i Corridoi Umanitari. 

È stato un progetto largamente desiderato e voluto dalla nostra associazione, Una Proposta Diversa, in collaborazione con “Rete Oltrelemura”: un insieme di libere associazioni e cittadini che congiuntamente si impegnano nel volontariato seguendo una politica inclusiva e non violenta. 

Questo principio guida sfocia nel suddetto progetto d’accoglienza, della durata di 2 anni, al termine dei quali la famiglia si auspica possa raggiungere una necessaria e naturale autonomia.
In vista di ciò al momento viene curata sotto l’aspetto legale, scolastico e sanitario date le problematiche gravi con cui deve interfacciarsi. 

Per capire meglio e addentrarsi nella realtà dei fatti è stato indispensabile l’intervento di Alberto Capannini dell’ “Operazione Colomba”.
Alberto dal 2013 ha scelto di passare alcuni mesi all’anno in Libano in un campo profughi. Ha spiegato che questa nazione, grande quanto l’Abruzzo, è meta ambita di chi scappa dalla guerra che perdura da più di 8 anni.
“Non volevamo né uccidere né essere uccisi” spiegano alcuni di loro.
Le condizioni igienico-sanitarie in cui versa il Libano sono la triste realtà di un paese impreparato ad accogliere una mole di persone pari a circa 10 milioni; è anche l’infelice constatazione di fatto di una guerra che non si pensava potesse durare così tanto.
Come se ciò non bastasse, il governo libanese non riconosce lo stato di “profugo”, data l’altissima presenza di palestinesi con la cui nazione continuano antichi dissapori.
Una guerra nella guerra, insomma. 

“IO NON SONO NATO PROFUGO”.
Questa la frase che ci tengono a puntualizzare con un certo orgoglio e dignità coloro che occupano le tende, le stesse che fruttano al proprietario € 25.00 al mese cadauna, reale motivo per cui sono state preferite ad un campo di tuberi.  

Ciò che si prefiggono di fare i volontari di “Operazione Colomba” è racchiuso in 3 principi essenziali:
– stare con loro per salvarli “OGGI“;
– lavorare con i Corridoi Umanitari per aiutarli “DOMANI”; la procedura che permette di avere il permesso per il trasferimento richiede due mesi in cui: avviene un primo controllo in Libano; un secondo dalla comunità di Sant’Egidio; un terzo all’ambasciata di Beirut mediante dei colloqui e in fine dal Ministero degli Interni in Italia;
– occuparsi della “Proposta di Pace” per un aiuto DURATURO.

Quest’ultimo è un punto focale dell’ “Operazione Colomba”.
“Le nazioni Unite e l’opinione pubblica ci sono solo a livello di scheletro, ma sono sostanzialmente vuote e non fanno nulla”, racconta Alberto.
La Proposta è stata scritta dalle famiglie in Libano che vorrebbero  tornare a casa loro, in Siria, in condizioni pacifiche. Come commenta Capannini: “I costi per portare avanti questo progetto sono infinitamente inferiori ai costi della guerra, ma si preferisce quest’ultima al resto”.
Nel corso del suo intervento ha voluto anche puntualizzare una realtà agghiacciante: “Questa guerra non rimane dove si trova, ma si muove. Viene da noi. Ci stanno chiedendo un cambiamento molto importante che non comprendiamo, quindi non ascoltiamo”. 

Quello lanciato è un incentivo a rompere la barriera dell’odio.

Palmieri Naomi