È con questo aforisma che il Dottor Stefano Allievi, docente di sociologia all’università di Padova, ha concluso il suo intervento lo scorso venerdì 15 marzo presso il Patronato Pio X di Cittadella; progetto che ha lo scopo di fare chiarezza su alcuni stereotipi in merito all’immigrazione e all’odio razziale.
Il Dottor Allievi ha parlato della nostra naturale propensione ai trasferimenti: se la storia fosse un orologio, avremmo passato ventitre ore e cinquantacinque minuti in movimento.
Eppure il diritto di viaggiare, che costituisce la normalità per molti, è solo un’utopia per moltissimi altri.
Tuttavia la nostra società, capace di mostrare tutto il suo astio nei confronti dell’immigrato straniero, ha realmente bisogno di questo flusso migratorio che si vuole irragionevolmente fermare.
Nonostante questa malsana volontà, non si può porre fine alle migrazioni che coinvolgono l’Europa dei nostri giorni.
“E meno male!” potrebbe dire qualcuno, perché tra i vari risvolti positivi del fenomeno uno è strettamente legato alla salute demografica del nostro bel Paese. Ogni anno si registrano sempre più espatri dall’Italia e il numero di quelli che escono è nettamente superiore a quelli che, entrando, portano gioventù in un Paese che si qualifica come uno dei più vecchi a livello mondiale.
Con immagini, dati, grafici ed esperienze, Allievi ha saputo catturare l’attenzione dei circa 80 ragazzi presenti in sala, lasciando loro degli spunti interessanti su cui riflettere e ragionare, come: il fascino della diversità in Erasmus e il correlato rapporto tra “new economy” e “old economy”.
È questa la “foresta che cresce” di cui parla Allievi: la normalità che non fa clamore; il nero e il bianco che vanno a scuola insieme, che si innamorano, che creano una famiglia, che coabitano senza odio. Pur senza fragore creano l’ombra di un futuro variegato a noi prossimo.
Ma questa presa di coscienza viene bloccata dal chiasso di un “albero che cade”: il nigeriano violento, il senegalese ladro, il marocchino criminale, o almeno ad alcuni piace appellarli in questi termini.
Eppure ciò non costituisce un ostacolo: le persone continuano a spostarsi così com’è scritto nella loro natura.
Gli immigrati seguitano a raggiungerci, e va bene così. È per noi un’opportunità.
Ma perchè ne abbiamo bisogno? Come mai, date le difficili condizioni in cui sono costretti a viaggiare, non si arrendono? Cosa fanno una volta arrivati qui?
Dopo molteplici e approfonditi studi, il Professore Allievi racchiude ed esamina le risposte che ne sono emerse nel suo ultimo libro intitolato “5 cose che tutti dovremmo sapere sull’immigrazione (e una da fare)” edito da Laterza e già disponibile in libreria.
Siamo stati lieti di avere come ospite il Professore e lo ringraziamo per ciò che ci ha spiegato.
di Naomi Palmieri
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