E’ notizia di questi giorni di come l’epidemia di Covid19 abbia portato ad una riduzione del 25% delle emissioni in Cina, e ridotto le emissioni globali di almeno 100 milioni di tonnellate di C02. C’è chi la vede come una buona notizia ma bisognerebbe riflettere bene prima di gioire.
La Cina è il primo paese al mondo per quantità di emissioni prodotte, secondo un trend in crescita che per ora non accenna a diminuire, nonostante il gigante asiatico sia anche il leader mondiale negli investimenti in fonti di energia rinnovabile.
Normalmente le emissioni sono calcolate su base territoriale, ma questo calcolo non ci dà un’immagine veritiera della situazione. Perchè? Per capire davvero il nesso di causa-effetto delle emissioni bisognerebbe calcolarle in relazione al consumo dei prodotti fabbricati. Infatti, se si calcolassero così le emissioni della Cina apparirebbero inferiori perché non correlate solamente ai consumi dei cinesi.
Produttori e consumatori: siamo tutti connessi attraverso un commercio globale in continua crescita. Paesi come la Cina, producono tanti oggetti che usiamo in Occidente tutti i giorni, che vengono trasportati principalmente via nave. Eppure, il trasporto marittimo emette più di tutte le emissioni del trasporto su strada dell’intera Europa, e le statistiche mostrano come siano destinate ad aumentare dal 50% al 250% entro il 2050.
Se davvero si vogliono cambiare le cose non dovremmo iniziare noi consumatori nelle nostre scelte di vita quotidiana?
Inoltre, ricordiamoci che nelle prossime settimane questo calo delle emissioni verrà compensato da una forte spinta alla produzione industriale, tutto questo merita una riflessione.
L’epidemia sembra essere il risultato di una crescente squilibrio tra uomo e natura, che mostra chiaramente come lo sviluppo sfrenato crei conseguenze negative per tutte le specie viventi tra cui la nostra. Per questo motivo è sempre più evidente la necessità di invertire la rotta e raggiungere gli obiettivi sul clima riguarda tutti noi. Come? Ripensiamo ai nostri acquisti quotidiani. Ricordiamoci che i nostri consumi non conoscono frontiere!
Francesca Bellisai
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