Centro de rehabilitaciòn del niño desnutrido

Da circa 30 anni Una Proposta Diversa collabora in Bolivia con il “Centro de rehabilitaciòn del niño desnutrido”.  Nato nel 1987 nella regione di Santa Cruz, precisamente nel paese di San Carlos e gestito dalle Suore della Provvidenza in collaborazione con i Padri Salesiani, il centro accoglie mediamente 120 bimbi all’anno. Nel corso di questi anni i bambini salvati sono stati oltre 3700: per capire meglio il ruolo che UPD ha avuto nel sostenere questo centro abbiamo incontrato Sr. Clara Zurlo per rivolgerle qualche domanda. 

  • Da quale esigenza nasce il centro e quali realtà accoglie?
    “Quando ho iniziato la mia attività come missionaria in Bolivia, lavoravo in un ospedale dove arrivavano tanti bambini denutriti. La struttura non poteva permettersi di ospitarli tanto a lungo quindi,  una volta curati nella loro malattia, venivano mandati a casa con le loro mamme ancora denutriti e mal messi. Spesso io e altre due suore ce li portavamo a casa per accudirli, ma era una situazione davvero difficile da gestire.
    Ecco che  nel 1987 nasce il centro che accoglie bambini dai 0 ai 5 anni, alcuni insieme alle loro mamme.”
  • Quali sono i principali problemi a cui dovete far fronte?
    “Nonostante la globalizzazione sia arrivata anche in Bolivia, non è prettamente il cibo a mancare. Malgrado ci siano dei casi anche gravi di malnutrizione, il vero problema è la povertà culturale. Qui le persone vivono ancora di riti e tradizioni antiche e nella famiglia non sono instillati valori morali solidi. La madre non insegna alla figlia e quindi ci troviamo davanti a delle mamme totalmente inesperte e incapaci di accudire adeguatamente i propri figli. Ne consegue una situazione famigliare in cui il bambino viene trascurato in un contesto di inaffettività.”

  • Da quali zone della Bolivia arrivano i bimbi?
    “Arrivano da tutte le province della Bolivia, il nostro è un centro molto conosciuto. Ogni paese ha un ambulatorio dove il medico, se incontra un caso di malnutrizione, manda da noi il piccolo. Proprio per fare in modo che continui questo processo di prevenzione, visitiamo periodicamente i centri medici e organizziamo dei brevi corsi di formazione durante i quali il nutrizionista spiega cos’è la denutrizione usando i parametri Unicef. Oltre a questo sono previste anche delle prove pratiche per il personale dell’ambulatorio.
    Facciamo prevenzione non solo negli ambulatori, ma anche a livello locale e nelle scuole elementari, medie e superiori.”

  • In che misura UPD vi ha aiutato a raggiungere buoni obiettivi nel corso di questi anni?
    “Delle 6 istituzioni che ci sostengono, UPD è l’unica ad aver mantenuto un rapporto di collaborazione stabile e continua nel tempo. Fanno tutto quello che possono per aiutarci e far conoscere il nostro operato qui in territorio veneto.  Questo ci ha permesso di intervenire in maniera significativa in Bolivia, dove una volta la denutrizione era del 70/80%. Ora è del 30/40% circa.”
  • Quali attività si svolgono all’interno del centro durante la giornata?
    “Il personale, presente 24 ore su 24, inizia le sue attività alle 6 di mattina lavando i piccoli. Poi vengono somministrate le medicine necessarie alle esigenze di ogni bimbo, in base alla sua cartella clinica. Alle 8.00 viene servita la colazione e dopo di che iniziano le attività ricreative. Noi la chiamiamo “stimolazione”, cioè: farli giocare o fargli dei massaggi per i muscoli. Sono previste delle merende alle 10 e nel pomeriggio alle 16, oltre ai pasti delle 12 e delle 18. Inoltre diamo il latte ai più deboli ogni 2 o 3 ore. Siamo sempre in moto, c’è un gran da fare! Con così tanti bimbi piccoli…” 
  • Quanti componenti conta il personale del centro?
    “Personale effettivo circa una ventina tra: medico, nutrizionista, infermiere, educatrice, segretaria, cuoca, personale delle pulizie, manutentore, direttrice, un’insegnante per le mamme e 4 suore. Oltre a questi ci sono alcune mamme dei piccoli che ci danno una mano. Accudiscono non solo i loro piccoli ma anche i figli delle donne che non sono potute restare nel centro e imparano ad assolvere il loro ruolo. Spesso si tratta di ragazze madri lasciate dal marito e inesperte a cui manca un indirizzo come mamme. Quello che imparano nel centro le aiuterà anche una volta tornate a casa.” 
  • Riuscite, anche grazie agli aiuti di UPD, a far fronte a tutte le spese che si presentano?
    “UPD dà una grossa mano in questo senso. Abbiamo a nostro carico il costo del personale e dei medici professionisti senza i quali il centro non riuscirebbe ad ottemperare ai suoi doveri. In Bolivia la provincia paga gli alimenti per i bimbi ma non per le madri, mentre il comune paga acqua e luce. Tutto il resto, come la benzina, le visite specifiche per i piccoli e le cure sono di nostra competenza. Ecco perché siamo grati a UPD che ci ha sempre aiutati al meglio delle sue possibilità.” 
  • Cosa vi aspettate dalla collaborazione con UPD nel prossimo futuro?
    “Il nostro futuro lo vediamo nero perché tante volte abbiamo bussato alle porte del governo per avere un sussidio, un aiuto, ma senza mai riuscirci. Speriamo che UPD continui a sostenerci, che le persone generose ci diano una mano! Noi qui continuiamo a dare vita in abbondanza alle persone e abbiamo questa speranza: continuare a farlo.”

Palmieri Naomi